Per chi avvia nuove attività è sempre una sfida complessa. Dal 01 gennaio 2025, per i content creator che si trovano a gestire alcuni servizi, dalla creazione di video, promozione di prodotti e la realizzazione di campagne pubblicitarie, devono affrontare seriamente le questioni relative a tasse e contributi previdenziali. L’I.N.P.S ha diramato una circolare nel fare chiarezza pur non riuscendovi e generando perplessità e molti dubbi. Essa, a seconda del ruolo assunto dai content creator, essi devono iscriversi a gestioni previdenziali diverse tra esse : Commercianti o impresa : E’ necessario aprire una partita I.V.A e iscriversi alla gestione commercianti. In questo caso, l’INPS considera il content creator come un “negoziante digitale” o impresa. Professionisti non iscritti ad albo e ordini professionali, devono iscriversi alla “Gestione Separata” di I.N.P.S – Fondo Pensioni dello Spettacolo ex ENPALS : Per coloro che creano contenuti pubblicitari o promozionali audio e video, prassi comune tra gli influencer, è obbligatoria l’iscrizione a questo fondo, assimilando di fatto il content creator a un vero artista : attore, cantante, musicista, che faccia spettacoli o spot radiotelevisivi – Le aliquote contributive variano in base alla gestione previdenziale : Gestione Commercianti : L’aliquota è del 24,48% sui guadagni. Tuttavia, è importante notare che il calcolo del reddito minimo si basa su un importo di € 18.555,00 – Anche se non si raggiunge questa soglia, si è comunque obbligati a versare un contributo minimo di € 4.460,00 un onere significativo per chi è agli inizi. La Gestione Separata con l’aliquota del 26,23% dell’imponibile. Il Fondo Pensioni dello Spettacolo : Le aliquote possono arrivare fino al 34% – L’unico vantaggio è che il pagamento è totalmente a carico del committente, ma esso si riflette inevitabilmente sul compenso del content creator – Ricordatevi sempre che esiste la compensazione. In un contesto normativo così caotico come quello italiano, la pianificazione strategica diventa cruciale., pertanto, la scelta della gestione previdenziale deve essere effettuata considerando due aspetti fondamentali. Il primo, valutare non solo l’aliquota di versamento ma anche i contributi minimi e le spese amministrative associate e in secondo luogo la “continuità contributiva”, nel caso in cui ci siano stati già versamenti contributivi nella determinata gestione, che, potrebbe essere vantaggioso per evitare la frammentazione della propria posizione previdenziale. Insomma, siamo di fronte al consueto paradosso italiano: maggiore è il caos normativo, più diventa essenziale una pianificazione ponderata e oculata per evitare costi più alti e soprattutto sanzioni
